«… perduti, Senatore? Questa strada è così…»
Joyce Carol Oates, Acqua nera
«Ti ho detto di non preoccuparti, Kelly!»… un’occhiata di sbieco, un sorriso stiracchiato che raggrinziva gli angoli degli occhi venati di sangue… «Arriveremo a destinazione, e ci arriveremo in tempo. »
Nella notte di un 4 luglio della metà degli anni Novanta, nelle prime ore scure della sera una Toyota nera sfreccia su una strada di Grayling Island, nel Maine. A bordo ci sono un famoso senatore degli Stati Uniti e la giovane Elizabeth “Kelly” Kelleher, laureata in Storia Americana e autrice di una brillante tesina sulla figura del senatore. Si sono conosciuti poche ore prima a un’esclusiva festa organizzata da amicizie comuni e in quel momento stanno correndo verso il traghetto che li porterà verso la terra ferma.
Il senatore, ancora alticcio, sbaglia una deviazione e si ritrova a guidare a tutta velocità su una strada sterrata circondata da fitti alberi che riducono la visibilità. All’improvviso una curva secca, il senatore perde il controllo della Toyota che precipita nell’acqua nera dell’Indian River. Lui ha la prontezza di uscire dalla vettura mentre questa affonda. Lei si aggrappa alla sua gamba e cerca inutilmente aiuto. Lui riesce a salvarsi e travolto dal pericolo di uno scandalo scappa nella notte. Lei muore «scalciando nell’aria mentre l’acqua nera le riempiva i polmoni».
Una tragedia in due parti
“Acqua nera” (Il Saggiatore, 2012) di Joyce Carol Oates è una tragedia in due parti che, rispettando l’unità aristotelica di luogo, si svolge nell’acqua nera dell’Indian River, nell’arco dei pochi minuti durante i quali avviene l’incidente. Il tempo della tragedia si dilata in una serie di brevi capitoli che moltiplicano la morte di Kelly, scandita dalla ripetizione continua della frase – quasi formulare – «mentre l’acqua nera le riempiva i polmoni, e lei moriva». Nel moltiplicarsi della morte e delle vane speranze che il Senatore torni a salvarla, si moltiplicano anche i rapidi flashback che, come pezzi di un puzzle, compongono il ritratto della giovane Kelly, ragazza idealista e altruista che ha però dovuto fare i conti con la dura realtà.
Mentre l’auto precipita nell’acqua, Kelly ricorda la campagna elettorale perdente del governatore democratico Dukakis e la crisi che questa sconfitta le aveva causato. Mentre l’acqua entra nell’abitacolo della vettura, Kelly rivede gli adulti analfabeti a cui insegna a leggere, in lezioni che si rivelano ogni volta sempre più inconcludenti. Mentre la bolla d’aria si riduce, Kelly ripensa al cuore spezzato per la rottura con G. e alla compagna di classe che aveva tentato il suicidio. «Mentre l’acqua nera le riempiva i polmoni», Kelly vede davanti a sé i genitori e la nonna, ai quali cerca di spiegare che lei è una brava ragazza, che il Senatore l’avrebbe amata e che se avesse potuto l’avrebbe salvata.
“Acqua nera”, un romanzo sperimentale di critica politica e sociale
In “Acqua nera” Joyce Carol Oates si ispira al reale incidente che nel luglio del 1969 coinvolse Ted Kennedy che, dopo aver lasciato una festa sull’isola di Chappaquiddick, perse il controllo dell’auto di cui era alla guida causando la morte di Mary Jo Kopechne, la giovane assistente che viaggiava con lui quella notte.
La trasposizione romanzata di questo scandalo di cronaca nera, che sconvolse gli Stati Uniti, si traduce in un’opera che intreccia la sperimentazione linguistica a riflessioni di critica politica e sociale. La prosa claustrofobica e angosciante di Joyce Carol Oates riesce a far sprofondare anche il lettore nell’acqua nera e a soffocare le speranze illusorie di tutte le Kelly – a cui l’opera è dedicata – che hanno fatto le prove generali del loro futuro senza però avere la possibilità di metterlo in scena.