“Una cosa divertente che non farò mai più” è il testo attraverso il quale il pubblico italiano ha conosciuto per la prima volta il genio letterario di David Foster Wallace. Nel 1998 la casa editrice romana Minimum Fax ha pubblicato nella traduzione di Gabriella D’Angelo e Francesco Piccolo il breve saggio che dava il titolo alla raccolta “A Supposedly Fun Thing I’ll Never Do Again”, edita per Little, Brown and Co. nel febbraio 1997.
Nato come reportage narrativo su una crociera extralusso «7 notti ai Caraibi» per il mensile Harper’s con il titolo “Shipping out. On the (nearly lethal) comforts of a luxury cruise” (1996), il testo di “Una cosa divertente che non farò mai più” è stato successivamente ampliato e revisionato da David Foster Wallace fino a prendere la forma di un saggio ironico nel quale il divertimento di massa è sottoposto a una satira spietata.
“Una cosa divertente che non farò mai più”: la trama
In queste crociere extralusso di massa c’è qualcosa di insopportabilmente triste. Come la maggior parte delle cose insopportabilmente tristi, sembra che abbia cause inafferrabili e complicate ed effetti semplicissimi: a bordo della Nadir – soprattutto la notte, quando il divertimento organizzato, le rassicurazioni e il rumore dell’allegria cessavano – io mi sentivo disperato.
David Foster Wallace, Una cosa divertente che non farò mai più
Nelle vesti di giornalista in incognito, il trentatreenne David Foster Wallace esplora il microcosmo della nave da crociera extralusso m.n. Zenith – da lui soprannominata m.n. Nadir – in cui dominano il lusso e l’illusione di fare «qualcosa che non fate da molto, moltissimo tempo: Assolutamente Niente». Ogni ora delle sette notti e dei sei giorni e mezzo trascorsi sulla nave è infatti scandita da attività di intrattenimento che hanno lo scopo di viziare i passeggeri, ma che finiscono per imporsi come una vera e propria fatica del divertimento.
Il reportage sulla crociera prende avvio dalla spietata analisi della brochure della Celebrity 7NC (7 Notti ai Caraibi) che con i suoi verbi all’imperativo plurale costruisce un’evocativa e seducente promessa di totale relax e divertimento. L’agorafobico David Foster Wallace si spinge però dietro le quinte di questo continuo intrattenimento organizzato e presenta una lucida analisi dei bizzarri personaggi che si nascondono tra i passeggeri e i membri dell’equipaggio: dall’instancabile inserviente Petra ai commensali del tavolo 64, da Capitan Video e la sua telecamera al direttore d’hotel ribattezzato signor Dermatitis, dal Direttore di Crociera Scott Peterson e l’imbarazzante aneddoto su sua moglie al cameriere Àgoston.
Fin dal momento dell’imbarco sulla nave, accompagnato da una voce che continua a ripetere ai passeggeri di non preoccuparsi delle valige e che richiama alle mente dell’autore la scena per la partenza per Auschwitz di Schindler’s List, l’occhio attento di David Foster Wallace coglie le grottesche contraddizioni che regnano sulla nave e offre così un’ironica visione della società americana contemporanea, sempre più dominata dall’illusione del divertimento.
Ti consiglio questo libro se:
Ti consiglio “Una cosa divertente che non farò mai più” se non ti spaventano le note a piè di pagina, che in David Foster Wallace rappresentano un racconto; se non hai intenzione di mettere piede su una nave da crociera extralusso; se vuoi leggere un saggio dominato da un umorismo postmoderno.