“Splendi come vita” è la storia di un legame tra una Madre e una figlia adottata, un legame fatto di amore e della paura che questo amore sia in realtà solo una copia sbiadita di quello esistente tra madre biologica e figlia. Madre, infatti, non riesce a convincersi dell’autenticità dell’affetto che la figlia prova nei suoi confronti, tanto da allontanarla continuamente da sé.
Madre adesso sapeva che sapevo che il suo sangue non era il mio sangue.
Madre credeva che l’amore non potesse diventare sangue.
Sbagliava, per insicurezza ed eccesso di logica. Ma è andata così.
Per Maria Grazia Calandrone la scrittura diventa l’occasione per ripercorrere la storia del suo rapporto con la madre, un racconto personale e autobiografico che cerca però di dare vita a modelli universali di relazioni familiari; da qui la scelta di indicare Madre, Padre, Nonna con l’uso della maiuscola e senza l’aggettivo possessivo. A fare da sfondo a questa vicenda, le rapide trasformazioni culturali e politiche che attraversano l’Italia tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Ottanta.
In un elegante prosimetro le sezioni narrative, che presentano gli avvenimenti collettivi, si alternano a passi in cui la prosa diviene sempre più lirica fino trasformarsi in versi che riescono a far risplendere il profondo dolore del rapporto tra Madre e Figlia.