“Memorie di un libraio” è una raccolta di saggi e articoli che mi hanno permesso di conoscere la versione a me inedita di un Orwell libraio, intento a osservare e catalogare le diverse tipologie di frequentatori delle librerie nella Londra degli anni Trenta.
Orwell ci guida nel mondo dei libri e della letteratura, con una sguardo attento e ironico che gli permette di fare riflessioni ancora attuali. Infatti, già nel 1946 Orwell affermava che «se il nostro consumo di libri rimane basso come è stato, almeno lasciateci dire che è perché leggere è un passatempo meno eccitante rispetto alle corse dei cani, al cinema o al pub, e non perché i libri, comprati o presi in prestito, sono troppo costosi».
Orwell parla della dura e sottopagata vita del recensore (“Confessioni di un recensore” ) e riflette anche sulle ragioni che lo hanno portato a diventare uno scrittore (“Perché scrivo”).
Il saggio più articolato di questa raccolta, “La prevenzione della letteratura“, ci riporta invece alle riflessioni che tradizionalmente associamo agli scritti orwelliani, in quanto riflette sulle limitazioni che il totalitarismo può imporre alla libertà intellettuale e di come la letteratura in prosa rischia di essere la più colpita, in quanto prodotto del razionalismo e dell’autonomia individuale.