In Ogni mattina a Jenin, attraverso le vicende della famiglia Abulheja, Susan Abulhawa racconta la storia della Palestina, a partire dalla fondazione dello stato d’Israele, nel 1948, fino al 2002.
Questa saga familiare, che copre quattro generazioni, è la storia di un popolo privato della sua terra; è la storia della speranza di poter ritornare a coltivare i campi del villaggio dei loro antenati, ‘Ain Hod; è la storia di una guerra, quella con Israele, destinata a concludersi in tragedia; è la storia dei profughi e dei rifugiati di Jenin il cui nome si perde nell’oblio delle fosse comuni.
È la storia di Amal che vede la sua famiglia sgretolarsi a causa delle bombe e dei colpi di fucile. Ma è anche la storia di una bambina e poi di una donna che nonostante i lutti continui, non smette di amare la sua famiglia, suo marito, sua figlia e la sua terra, la Palestina.
Una lettura commovente e certamente non facile, ma necessaria per capire il mondo in cui viviamo.
La guerra era diventata grande come il mare e tutti i suoi pesci. Il dolore nel mio cuore era vasto come l’universo e tutti i suoi pianeti.