Questo volume della “Piccola Biblioteca” di Adelphi, pubblicato nel 2013, rappresenta la selezione di alcune riflessioni di Roberto Calasso (Firenze, 30 maggio 1941 – Milano, 28 luglio 2021) sul mondo dell’editoria e sul ruolo dell’editore. Discorsi e articoli composti tra il 1975 e il 2013 sono qui raccolti in un’opera omogena che si pone l’obiettivo di dare all’arte editoriale una “forma” «da studiare e da giudicare come si fa con un libro».
La storia dell’editoria per Calasso non può che coincidere con la storia di Adelphi, casa editrice fondata «sull’affinità fra persone come fra libri» di cui ha visto la nascita nel 1962, diventandone poi direttore editoriale nel 1971. Calasso racconta quindi la genesi della “Biblioteca” di Adelphi, una costellazione di “libri unici”, ovvero libri «dove si riconosce che all’autore è accaduto qualcosa e quel qualcosa ha finito per depositarsi in uno scritto». Libri capaci, inoltre, di distinguersi per la loro originale veste grafica, caratterizzata da una copertina opaca e colorata, impreziosita dalla riproduzione di un’opera pittorica o fotografica d’autore. Una linea editoriale, quella alla base di Adelphi, che permette alla casa editrice di superare le turbolenze politiche dei suoi primi anni di vita e di creare uno stretto rapporto di complicità con i propri lettori.
L’editore deve “faire plaisir”
Questa complicità tra pubblico e casa editrice è mediata dall’editore, il cui compito è appunto quello di “faire plaisir” a quella platea dispersa e variegata di lettori creando un luogo e una forma capaci di accoglierli. Un compito che si rivela sempre più complesso, in quanto la figura dell’editore ha progressivamente perso di importanza nel corso della storia dell’editoria, tanto che se sparisse, sarebbero in pochi ad accorgersene. A rendere ancor più evidente l’attuale difficile posizione dell’editore, Calasso tratteggia cinque ritratti di altrettanti editori suoi amici e contemporanei – Giulio Einaudi, Luciano Foà, Roger Straus, Peter Suhrkamp e Vladimir Dimitrijević – che hanno saputo fare dell’editoria un genere letterario pubblicando libri che si susseguono come capitoli di un unico libro.
L’editoria, per Calasso, non è una causa persa, ma resta pur sempre una causa difficile, in quanto è diventato sempre più complesso, nelle logiche del mercato editoriale, pubblicare solo buoni libri e allo stesso tempo ottenere un ampio margine di profitto. L’editore, per non diventare una figura in via d’estinzione, deve quindi essere in grado di lasciare la sua impronta, seguendo – incoraggia Calasso – il modello di Aldo Manuzio, il primo grande editore capace di dare una “forma” alla propria casa editrice, cioè di selezionare accuratamente i titoli da pubblicare senza trascurare il paratesto e l’aspetto materiale del libro in quanto oggetto.